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Città di Aprilia

Discorso del Sindaco Antonio Terra per l’Anniversario dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti dello Sbarco Alleato rimasti senza sepoltura

Questa mattina, presso il complesso scolastico degli istituti Meucci e Rosselli si è tenuto un evento organizzato in occasione della consueta commemorazione dei soldati caduti e privi di sepoltura, nel corso della Battaglia di Aprilia, successiva allo Sbarco di Anzio.

Dopo una piccola cerimonia commemorativa davanti al monumento realizzato proprio nel cortile delle due scuole, all’interno dell’Auditorium del Liceo Meucci gli studenti delle classi 5B, 5D, 5K, 5U, 3F della scuola si sono cimentati in una performance sul tema del “fare memoria”, con il contributo di Alice Claire Ranieri, cantante jazz ed ex alunna dello stesso istituto. 

Nel corso dell’evento, il Sindaco Antonio Terra ha tenuto un piccolo discorso che riportiamo di seguito.

Buongiorno a tutti e grazie per l’accoglienza oggi in questo istituto.

Sono felice di poter celebrare questa giornata in una scuola. Quando abbiamo realizzato il Monumento dedicato ai caduti per lo Sbarco Alleato dispersi e rimasti senza sepoltura, che è proprio nel cortile di questo complesso scolastico, abbiamo scelto questo luogo, perché ci sembrava adatto a “fare memoria”.

Questa giornata è la prova che non ci siamo sbagliati. Così come ne sono una prova i diversi progetti didattici che sono stati avviati in questo istituto – e negli altri della nostra Città – proprio per ripercorrere ciò che è accaduto e preservare il ricordo collettivo.

I mesi che seguirono i primi sbarchi alleati sulla costa tra Anzio e Nettuno rappresentano ancora oggi una pagina dolorosa per la storia della nostra Città. Un dolore condiviso anche con tantissime famiglie americane, britanniche, tedesche e di Paesi di ogni parte del mondo, che proprio negli scontri sanguinosi che si consumarono in queste terre persero figli, fratelli, amici. I loro corpi, spesso, non fecero neanche ritorno a casa. La guerra si portò dietro una lunga scia di morte e ferite che impiegarono decenni a rimarginarsi: la distruzione di case ed edifici pubblici, le mine sparse nei campi e sulle strade, la povertà e la miseria, le migrazioni forzate cui fu sottoposta la popolazione locale.

Ci potremmo dunque chiedere perché, di fronte a tutto questo dolore, abbiamo il compito di fare memoria?

Credo che ve lo sarete chiesto spesso anche voi: perché dobbiamo studiare la storia? Perché ripercorrere vicende che ci appaiono lontane e ormai definitivamente passate?

Vedete, io credo che la mia generazione così come la vostra abbiano un debito di riconoscenza verso quei ragazzi che in queste terre hanno fatto la storia, verso quella generazione segnata dal dolore.

Due cose penso siano importanti da ripercorrere oggi: la prima è che gli scontri sanguinosi che si consumarono proprio in queste terre si sono conclusi con la liberazione dalla dittatura fascista e nazista. E qui sta il primo debito che abbiamo nei confronti dei tantissimi giovani degli eserciti alleati che vennero mandati qui e qui spesso persero la vita per liberarci e ridarci la libertà.

Ma il secondo debito, il secondo aspetto da ricordare è secondo me quel che accadde dopo il conflitto. E cioè quel processo di riconciliazione che i popoli europei, appena usciti da una guerra lunga e sanguinosa, ebbero il coraggio di intraprendere e di percorrere.

Chi studia la storia sa che riconciliazioni così sono merce rara. E oggi, grazie alla libertà conquistata per noi a caro prezzo e grazie alla capacità di superare odio e vendetta, io e voi possiamo ritrovarci qui e godere di uno dei periodi più duraturi di pace, crescita, sicurezza, speranza.

Ecco perché dobbiamo ripercorrere questa pagina dolorosa. Perché tutto quello che oggi possiamo vivere lo dobbiamo a quei ragazzi che qui persero la vita e ai loro amici che tornati a casa scelsero di rinunciare alla vendetta e seppero costruire per noi la pace.

Non so dirvi se e quanto questa pace durerà. È una vicenda inedita persino per la Storia un periodo di prosperità così duraturo. Però so dirvi che la guerra è sempre in agguato, come vediamo anche oggi con i venti preoccupanti che provengono dall’est Europa.

Non dobbiamo mai dimenticare che ciascuno di noi viene chiamato ogni giorno a fare la storia. Diceva Bob Kennedy che “Pochi sono grandi abbastanza da poter cambiare il corso della storia. Ma ciascuno di noi può cambiare una piccola parte delle cose, e con la somma di tutte quelle azioni verrà scritta la storia di questa generazione”.

Dunque, a me non resta che ringraziarvi per oggi. E dirvi: pensate anche a questi giovani, morti in queste terre, tutte le volte che – con gesti grandi o ordinari – siete chiamati a scrivere la storia della vostra generazione!

Buona giornata a tutti.

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